Artista dalla formazione solida e trasversale, Cinzia Ghigliano unisce nella sua esperienza oltre quarant’anni di attività come illustratrice, fumettista e pittrice. Ha esordito giovanissima entrando nel 1976 nella redazione di Linus, iconica rivista del fumetto d’autore, e vincendo due anni dopo il prestigioso Yellow Kid al Salone Internazionale dei Comics di Lucca. Da allora ha costruito una carriera intrecciando generi, linguaggi e tecniche in opere pubblicate in Italia e all’estero, ricevendo due Premi Andersen (1986 e 2016) e consolidandosi come una delle figure più significative della scena artistica italiana.

Ha realizzato progetti che spaziano dalla narrativa per l’infanzia alla divulgazione scientifica, dall’illustrazione editoriale alla pittura su tela. Con lo sceneggiatore Marco Tomatis firma personaggi entrati nella memoria collettiva, come Solange e Lea Martelli, tra i primi esempi di figure femminili libere e complesse, che hanno riscosso grande successo anche in Francia.

Tra i lavori più recenti spicca Lei. Vivian Maier, omaggio alla grande fotografa americana. In quest’opera Ghigliano non copia le fotografie di Maier, ma le reinterpreta, trasformandole in racconto visivo: una riflessione profonda sulla luce, sullo sguardo e sulla dignità delle persone comuni.

Per lei, «tutto parte dal segno». Il disegno non è un semplice strumento ma un linguaggio fondante, la struttura invisibile che attraversa fumetto, pittura e illustrazione.

A Novalia insegna Disegno e Illustrazione Editoriale, portando in aula il suo approccio “artigiano” al mestiere: un equilibrio tra rigore tecnico e libertà poetica, tra esperienza e continua ricerca, con la stessa curiosità e passione che animano il suo lavoro d’artista. Le sue lezioni sono un laboratorio vivo, costruito sullo scambio, sulla pratica e sull’analisi condivisa. «Non do mai una sola consegna. Lavoro molto sul tentativo, sull’errore. Spesso è proprio da lì che nascono cose inaspettate.»

Nel contesto formativo promuove il confronto fra pari e il passaggio intergenerazionale di conoscenze, creando un clima in cui la critica diventa crescita e il dubbio strumento di consapevolezza. «Uno studente mi ha detto che ciò che apprezza di più è la mia opinione sincera. Che non gliele mando a dire. Ma sempre in modo costruttivo.»

Attraverso il confronto con opere del passato e del presente, la docente invita gli studenti a guardare anche oltre l’illustrazione: alla pittura, al fumetto, al teatro, alla musica. Il suo corso diventa così un esercizio di sguardo culturale, una palestra per riconoscere ciò che davvero si vuole raccontare. «Il disegno deve restituire un’urgenza. E per farlo, bisogna capire qual è la propria.»

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